Sorvolando sul fatto che la nomina di un Di Maio quale Ministro del Lavoro è un insulto alla meritocrazia ed al principio di competenza in materia, anche affidargli il Ministero dell'Economia sembra essere stata una decisione inconsulta, vista una delle sue prime e gravissime dichiarazioni da Ministro in carica:
"Puniremo le aziende che hanno delocalizzato."
Puro delirio.
Non avendo mai lavorato in vita sua, ovviamente non si rende conto dell'ovvietà che se un'azienda "decide" di delocalizzare la produzione, sobbarcandosi costi e rischi dell'operazione, non vuol dire solo che le conviene ma - molto spesso,
visto che ci troviamo in QUESTA Italia - perché è costretta a farlo a causa di una burocrazia ed un sistema di prelievo fiscale mirati a disincentivare e strangolare le industrie.
visto che ci troviamo in QUESTA Italia - perché è costretta a farlo a causa di una burocrazia ed un sistema di prelievo fiscale mirati a disincentivare e strangolare le industrie.
Quindi, se gli eccelsi economisti del suo gruppo di governo come Savona, Borghi e Bagnai (e scusate se è poco) riuscissero fargli capire che la scelta di delocalizzare è un effetto della pessima politica economica italiana e non una causa, forse potremmo contare su di un Ministro dell'Economia che non continui ad inferire danni all'economia.
A questo punto, appare evidente a qualsiasi bipede pensante che l'unico provvedimento sensato in materia di delocalizzazioni è INCENTIVARE A TORNARE E RIMANERE IN ITALIA, NON PUNIRE le ditte che han delocalizzato.
Speriamo che questo rimanga il suo primo ed ultimo strafalcione, in modo da farmi cambiare idea di ciò che rappresenta realmente l'azienda pentamassonica che si spaccia per partito salvatore del Paese.
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