venerdì 28 ottobre 2016

Le ideologie contro le idee

 

Il fenomeno che disorienta di più l'elettorato, è il distacco definitivo delle formazioni politiche dalle ideologie-guida che una volta ne giustificavano la collocazione nell'ambito dell'arco parlamentare.


A partire da sinistra, lì si collocavano i partiti formalmente schierati con i lavoratori dipendenti in nome di un'ideologia già sbagliata in partenza basata sulla divisione (Divide Et Impera) in classi e, di conseguenza, sull'odio e sull'invidia per i ricchi (a meno che non facessero parte dell'intellighenzia al potere). Ideologia molto gettonata dalle masse illetterate ed incoscienti nonché da un manipolo d'intellettualoidi collusi col potere; il tutto, nonostante in nome di tale ideologia fosse già avvenuto il più colossale sterminio della storia dell'umanità, stimato in 240 milioni di morti soprattutto tra le classi borghesi e dirigenziali, quelle più acculturate e coscienti quindi pericolose per il potere.

Al centro erano collocati i partiti schierati ipocritamente a metà per raccogliere i consensi degli ignavi, tutti coloro che non avevano la personalità o il coraggio di prendere una posizione decisa e tutti quelli che anteponevano la religione - cattolica, nel nostro caso - alla politica.

A destra, infine, erano da collocare i nostalgici di un sistema sconfitto dalla storia e mai più attuabile grazie al presidio americano nel nostro Paese ed al sopravvento che il potere economico stava sempre più prendendo sulla politica.

Tutto ha funzionato così dall'immediato dopoguerra fino al primo colpo di Stato, quello del '92, passando per il boom economico degli anni '60 che aveva fatto dell'Italia la 4a potenza economica mondiale, per gli "anni di piombo" che possiamo estendere dall'omicidio Mattei a quello Moro, per citare solo le due vittime più significative.
L'operazione del '92 ha gettato le premesse per la progressiva deindustrializzazione dell'Italia - che ha favorito enormemente la crescita della Germania - e quindi della crescente sottomissione della politica alle banche ed al potere economico in generale. L'ultimo atto fu quello che vide il rovesciamento governo Berlusconi nel 2011 - l'ultimo democraticamente eletto che abbiamo avuto.
Da allora, non esiste un sistema politico espressione del popolo che possa opporsi a chi pretende di affossare definitivamente la nostra economia e svenderla al peggiore offerente.
Anzi, dovesse malauguratamente vincere il SI all'imminente referendum, verrebbero a mancarci anche gli strumenti di legge per opporci alla dittatura europea: sarebbe veramente la fine per il nostro Paese, già tanto malmesso.
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Nel '92, la manovra ordita nel classico e riconoscibilissimo stile con cui la CIA organizza e gestisce colpi di Stato apparentemente incruenti in giro per il mondo, lanciata in nome dell'abbattimento di un sistema che ci aveva portato ad un benessere diffuso e funzionava magnificamente da migliaia di anni, quello basato sulla corruzione e sul taglieggio dei PROFITTI, paradossalmente ha appena sfiorato la formazione che tutti sapevano essere la più corrotta di tutte: il PCI e suoi sottoprodotti avariati, falciando invece le dirigenze dei partiti schierati a favore dell'autonomia e dell'economia nazionale.
Il nuovo sistema, economicamente non funziona più semplicemente perché il taglieggio operato attualmente non è più sui profitti ma sui FALLIMENTI dei cittadini, quindi crea povertà invece che ricchezza.

Nonostante l'evidenza, è un disegno che gran parte della popolazione è stata incapace di vedere, infatti sostengono ancora quella che loro credono ancora essere "la sinistra" di una volta.
Ma cos'è invece la sinistra di oggi?
Un'organizzazione ben lontana dall'essere l'espressione del popolo che lavora. Appare infatti eterodiretta e perennemente impegnata per la distruzione dello Stato sociale, contro gli interessi economici dell'Italia, attenta ai diritti di chiunque non appartenga al Paese in spregio dei diritti dei legittimi cittadini.
Eppure riscuote ancora un preoccupante consenso di massa, e non potrebbe essere altrimenti perché le masse sono decerebrate per definizione mentre così non è per i popoli che sono tali solo nel momento abbiano una coscienza ed un'identità sufficienti per non essere ingannati dai servi di poteri alieni.

Cosa rappresenta oggi il centro?
Poche parole bastano per definirlo: un'entità retorica. Il centro non esiste politicamente ed il suo scopo è solo quella di concupire politici scaldapoltrone  pronti a spergiurare su qualsiasi bandiera pur di non perdere i loro privilegi. La sua funzione primaria è quella di rendere ingovernabile il Paese spostando voti e consensi verso la zona in cui fanno più danno oppure non consentono alcun cambiamento positivo. IN quest'area includerei il Movimento 5 Stelle, perfetto, con le sue appassionate battaglie, per distogliere l'attenzione dai problemi primari. Il centro non merita altre considerazioni.

E la destra?
Un settore in cui vengono incasellati tutti i movimenti nati da cittadini che si battono nell'interesse comune. Su questo non può esserci alcun dubbio: basta guardare l'alto livello sociale, politico ed economico delle loro battaglie e delle loro proposte per rendersene facilmente conto. Attualmente, solo movimenti "di destra" sono impegnati nel sociale come una volta lo erano quelli di sinistra prima che il PCI giurasse fedeltà eterna agli USA ed alle banche.

Non vedo più giovani "sinistri" impegnati oggi sulle barricate e non li vedo soccorrere le persone bisognose se non sotto forma di business da cooperative rosse da spartire con le organizzazioni cattoliche.
Decenni di propaganda e spersonalizzazione degli individui hanno dato il loro frutto avvelenato: ci vorrebbe oggi una forte dose di quell'autocritica sinistra usata una volta solo allo scopo di ricondurre sui binari retti dell'ideologia chi aveva commesso il crimine di pensare con la propria testa.
Fa specie che ancor oggi ci siano filosofi che inneggiano al marxismo che incentrava la sua ragion d'essere sulla lotta di classe, uno dei concetti più idioti e distruttivi mai concepiti.
A parte il fatto che le classi sociali sono un qualcosa di contingente, non rigido come le caste indiane all'interno delle quali la nascita ne determina l'appartenenza per il resto della vita, manifestare allo scopo di chiedere "lavoro" ed allo stesso tempo combattere i "padroni" ovvero gli imprenditori - gli unici bipedi senzienti che, a loro rischio esclusivo, possono creare il lavoro dal nulla - equivale a chiedere di poter mangiare ed allo stesso tempo combattere gli unici che sanno come produrre il cibo e cercano disperatamente di farlo.
Se determinate "masse" cominciassero ad emanciparsi dal Pensiero Unico, potrebbero assurgere alla condizione di cittadini e quindi, tutti assieme, di popolo sovrano ma, chissà perché, sembra sia una delle cose più difficili al mondo. Forse perché, come sosteneva Pirandello, solo gli imbecilli non cambiano mai idea.