venerdì 30 marzo 2012

Il mostro di Tolosa era dell'Intelligence francese con un passato in Israele, Libia e Siria.


Francia: il mostro di Tolosa? Era dell'intelligence francese ed era stato in Israele, Libia e Siria 

Probabilmente non si conoscerà mai la verità sui tragici fatti di Tolosa. Proprio come è avvenuto nel caso dell’11 Settembre, non verrà fatta giustizia perché se la verità si sapesse sarebbero in troppi ad uscirne danneggiati, anzi distrutti.
Forse non vi sappiamo dire nel dettaglio qual è quella verità che non si deve sapere, ma sappiamo dirvi più o meno di cosa si tratta. 
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Il primo dettaglio dubbio di questo sporco affare è che l’uomo «non muore saltando dalla finestra» come dicono inizialmente i francesi, ma con una pallottola sparatagli in testa dalle teste di cuoio; domanda: «Sarkozy non lo voleva vivo?». Sinceramente, come vedrete anche voi, pare che Sarkozy lo volesse proprio morto, affinchè non potesse rivelare il fatto di essere un «agente dell’intelligence francese».
Ecco cosa scrive il quotidiano italiano “Rinascita”, che cita parti della biografia del giovane ed aiuta a far capire il perchè della sua azione folle:
«Mohamed Merah, lavorava per i “barbouzes” francesi - gli agenti segreti d’Oltralpe - da anni e, in particolare, è stato tra i miliziani del ‘liberatore’ di Libia Belhadj, il terrorista salafita agli ordini delle intelligence atlantiche di Obama, Cameron, Sarkozy ed Henry-Levy.
Terminato il suo compito in Libia, era presente, nell’ottobre scorso, a Homs dove, assieme ai suoi variegati commilitoni aveva acceso la miccia del terrorismo anti-Damasco scattata con l’uccisione di innocenti civili alaviti. In modo da provocare una ‘rivolta’ subito conclamata ‘popolare’ benché esterna e ‘addestrata’ da agenti turchi, sauditi, della Dsge francese e dell’MI6 britannico.
Rimasto disoccupato dopo la fuga da Homs, Mohammed Mesrah già in servizio, con passaporto francese, tra l’Afghanistan (nella banda “Forzane Alizza”) e lo stesso proprio territorio metropolitano, come ogni buon mercenario che si senta scaricato dai propri mandanti si è vendicato con sette omicidi e ha infine, dopo un assedio di 32 ore, preferito farsi ammazzare piuttosto che arrendersi ». 
Dunque era una scheggia impazzita dei servizi francesi, una persona che si sentita usata e poi abbandonata; forse Merah sapeva troppo, forse sarebbe stato eliminato lo stesso, forse l’ha capito ed ha voluto farla finita come meglio riteneva opportuno. Dando un’occhiata al passaporto di Mohamed Merah, (chissà se questo è il suo vero nome) si capisce benissimo che la versione del «lupo solitario che si radicalizza» non regge per niente, e questo lo nota persino «Le Monde».
“E’ stato in Israele, in Siria, in Iraq e in Giordania”, scrive il quotidiano che cita un ufficiale Americano. Una bella domanda: “Ma che ci faceva in Israele questo Merah?” Ce lo avrebbe potuto spiegare al Merah, anzi ci avrebbe pure detto perchè ha scelto proprio una scuola ebraica per quel suo ultimo gesto folle. E se non fosse stato nemmeno un gesto folle. Se fosse stata una operazione?
Il quotidiano italiano “Il Foglio” scrive addirittura che il suo contatto nei servizi francesi avrebbe discusso con lui quando era assediato nell’appartamento e cita come fonte la rivista francese Le Point. Considerando il fatto che Israele, in completo isolamento per i suoi crimini contro i palestinesi, sta ancora una volta usando la vicenda con la tecnica del «vittimismo» e per infuocare sentimenti anti-islamici in Europa, non è da escludere che siano stati gli stessi servizi francesi a dare gli ordini e poi all’ultimo ad eliminare il proprio «terrorismo fatto a mano». Versione che tra l’altro è credibile anche perché la vicenda serve molto a Sarkozy che ha fatto dell’odio per i musulmani uno dei cavalli di battaglia della sua campagna. 

Tratto da IRAN Italian Radio - http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/104658-francia-il-mostro-di-tolosa?-era-un-agente-francese-era-stato-in-israele-libia-e-siria  
Integralmente ripreso da disinformazione.it

mercoledì 21 marzo 2012

Metà dell'IVA aumentata è dovuta per sdebitarsi con Morgan Stanley

Metà degli introiti dell'aumento dell'IVA deciso da Monti finisce direttamente a pagare Morgan Stanley. I nostri governi di metà anni '90 s'erano messi a giocare in derivati con la mega-banca statunitense per ridurre i costi dell'indebitamento. FONTE


Quando Morgan Stanley disse in gennaio di aver tagliato la sua esposizione netta all'Italia di 3,4 miliardi di dollari, non disse agli investitori che il Paese aveva pagato quell'intera cifra alla banca per smontare una scommessa che aveva fatto sui tassi di interesse, più precisamente per smontare dei derivati sui tassi di interesse.
Queste le parole con cui ha aperto il sito web di Bloomberg, rilanciando come nuova una notizia in realtà già apparsa sulla stampa italiana e internazionale nelle scorse settimane, che a sua volta aveva dato il via a un Atto di sindacato ispettivo al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'Economia da parte del senatore e presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, e a un'interrogazione parlamentare da parte dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca allo stesso Ministro dell'Economia.

Sebbene la cifra, che equivale a oltre 2,5 miliardi di euro, sia di per sé alta, così come in assoluto sembra alta la cifra di 31 miliardi di euro di fair value negativo delle posizioni in derivati che si sostiene siano attualmente in portafoglio al Governo italiano, in fondo si tratta di percentuali modeste su uno stock di debito che ha quasi raggiunto i due mila miliardi e la cui vita media è stata allungata nel tempo sino a quasi sette anni con un'abile gestione da parte della responsabile del Debito Pubblico, Maria Cannata, e della sua squadra.

Gestire in maniera adeguata un debito pubblico così importante richiede quindi anche un adeguato ricorso agli strumenti derivati. Così, secondo le ricostruzioni più accreditate poiché il Tesoro non vuole commentare, sembra che il derivato smontato fosse uno swap sui tassi a scadenza 30 anni, messo in piedi a metà degli anni '90 quando i tassi swap a 30 anni quotavano tra il 4% e il 5% contro il 2,5% di oggi. Allora il Tesoro, che per titoli a scadenza 10 anni pagava anche il 10% all'anno, sceglieva di spalmare quella spesa su un periodo più ampio, anche appunto di 30 anni, entrando in uno swap con delle banche d'affari come Morgan Stanley alle quali pagava il tasso swap a 30 anni per i successivi 30 anni.

Considerato che aumentare la vita media del debito ha un costo, il Tesoro nel tempo è ricorso anche alle cosiddette swaptions, cioè a opzioni sui tassi swap. In particolare, precisa Bloomberg, il Tesoro italiano ha venduto opzioni sui tassi incassando il relativo premio, con il quale è andata a pagare il servizio del debito. Ma, per definizione, chi vende opzioni si mette in una posizione più rischiosa di chi compra, perchè il venditore dell'opzione è obbligato a fare quello che gli chiede l'acquirente dell'opzione quando decide di esercitarla. Così, il venditore dell'opzione può soffrire danni significativi se il mercato si comporta diversamente da quanto previsto.

In ogni caso smontare il derivato in questione ha portato a Morgan Stanley un incasso di 3,4 miliardi di dollari, che si sono tradotti in 600 milioni di dollari di utili per il settore fixed income nel quarto trimestre 2011. Quanto al Tesoro italiano, non è chiaro se contestualmente abbia montato poi con un'altra controparte un derivato simile a condizioni diverse, in modo tale da andare a compensare almeno in parte l'esborso dei 2,5 miliardi di euro.

Contattata da milanofinanza.it, BancaImi smentisce di essere entrata in alcun modo nell'operazione. Il nome della banca d'affari di IntesaSanpaolo era stato indicato sul mercato come quello dell'istituto di credito che era subentrato a Morgan Stanley nella posizione sul derivato.

integralmente ripreso da Cafè Humanité 

Tutto ciò senza dimenticare mai che...
...le tasse esistono solo perché esiste il Signoraggio Bancario!!
 In pratica, questa è la storia di una truffa nella truffa: letta solo nel suo contesto sembra quasi distogliere l'attenzione dal problema principale.
Paso

martedì 20 marzo 2012

Banche criminali per loro natura

 
La Banca della Magliana

Si può anche ridere sulla mostruosità del signoraggio bancario purché serva al raggiungimento di una coscienza collettiva del problema e non certo ad una sua banalizzazione.

Una delle tecniche della disinformazione infatti, è costituita dalla spettacolarizzazione di grandi verità in modo che dopo l'inevitabile "digestione" da parte dei media di regime e dell'Opinione Pubblica ben guidata, esse non sembrino poi più tanto terribili o addirittura siano frutto della fantasia di qualche sceneggiatore.
Ciò succede quando nonostante le censure, le offerte che non si possono rifiutare, gli omicidi travestiti da incidenti, non è più materialmente possibile continuarle a nascondere ai più.

Basta scorrere a memoria alcune significative pellicole hollywoodiane degli ultimi anni - tutte assolutamente pubblicizzate con grande enfasi - per ritrovare gran parte dei malefatte umane degli ultimi tre secoli riproposte sotto forma di mito o di mero pretesto per qualche mega produzione epocale particolarmente spettacolare o graffiante.
Al di là di qualche scarno ed essenziale film-documentario dedicato a temi specifici ed allestito in forma giornalistica (tipo "Super Size Me" di Morgan Spurlock e quelli di Michael Moore) si possono ricordare pellicole il cui scopo evidente - agli occhi degli spettatori più smaliziati - è quello di spettacolarizzare talmente una verità sottaciuta da renderla infine poco credibile.
E così, ecco relegati al mondo del fantastico temi scottanti come le società segrete che fanno il bello ed il cattivo tempo da due secoli e più almeno nel mondo occidentale (nell'ultimo decennio, lo fanno anche in senso letterale attraverso la manipolazione climatica!), le possibili catastrofi planetarie, gli americani cattivi, la diffusione intenzionale di malattie, i sacrifici umani, la fomentazione di disordini propedeutici all'instaurazione di una dittatura, eccetera eccetera.

In Italia fin dagli anni '60 ad opera di comici e sceneggiatori, era in uso scherzare sulla corruzione diffusa tra i politici proprio per banalizzare talmente un problema in fondo assolutamente serio, da ridimensionarlo a semplice aspetto del nostro costume contro il quale è inutile lottare.
E la cosa ha funzionato e sta funzionando fino ad oggi, tempi in cui si da per scontato che chi "si butta" in politica lo fa esclusivamente per ricavarne benefici illeciti.
Solo negli anni '90, a seguito di una campagna organizzata e condotta in classico stile CIA (e probabilmente REALMENTE condotta ed organizzata da tale ente) gli italiani cominciarono improvvisamente ed inopinatamente ad indignarsi nei loro bar ed in altri luoghi di aggregazione, mandando a casa o in cella una classe politica con l'accusa di corruzione ma il cui vero peccato imperdonabile a livello internazionale era stato il tentativo di sottrarsi alla sovranità statunitense che ci opprime fin dall'invasione che mise fine alla seconda guerra "mondiale".
Un'operazione un po' più complessa e costosa dell'omicidio Moro - attuata probabilmente dagli stessi attori e per gli stessi motivi - ma i tempi erano nel frattempo cambiati ed agli "anni di piombo" sono succeduti gli anni di una materia un po' meno nobile... .


Dopodiché, "stranamente", l'Opinione Pubblica non si è più indignata perché - da Prodi a Monti senza eccezioni - la LORO classe politica oltre ad essere manovrata e corrotta più che mai, sta svendendo al peggiore offerente l'Italia ed i suoi (ultimi) gioielli di famiglia.

Ricordando che la millantata crisi è un bene in quanto è arrivato il momento di rallentare la produzione industriale di beni inutili (si stima addirittura rappresentino l'80% del totale) e che le tasse esistono solo perché esiste il signoraggio bancario, si suggerisce di tener sempre presente che qualsiasi problema continua ad esistere nella sua gravità immutata - e va risolto - anche se ci si scherza sopra per ridurre lo stress a cui siamo sottoposti.

Links utili per approfondimento dei temi trattati:

venerdì 16 marzo 2012

Unione Europea conferma la grande usura sulla proprietà dell'Euro


Finalmente arriva la risposta all’interrogazione presentata dall’Europarlamentare Marco Scurria sulla natura giuridica dell’Euro, e finalmente arriva la conferma: ci stanno truffando. Ci hanno sempre truffati.
Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000302/2012
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Marco Scurria (PPE)
Oggetto: Natura giuridica della proprietà dell’euro
In risposta ad un’interrogazione scritta sul medesimo tema presentata dall’on. Borghezio fornita il 16 giugno 2011, la Commissione informa il collega che “al momento dell’emissione, le banconote in euro appartengono all’Eurosistema e che, una volta emesse, sia le banconote che le monete in euro appartengono al titolare del conto su cui sono addebitate in conseguenza”.
Può la Commissione chiarire quale sia la base giuridica su cui si basa questa affermazione?
"
Nei tempi stabiliti dal Parlamento Europeo arriva la risposta:
"IT
E-000302/2012
Risposta di Olli Rehn
a nome della Commissione

(12.3.2012)
L’articolo 128 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea costituisce la base giuridica per la disciplina dell’emissione di banconote e monete in euro da parte dell’Eurosistema (costituito dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali). La proprietà delle banconote e delle monete in euro dopo l’emissione da parte dell’Eurosistema è disciplinata dalla legislazione nazionale vigente al momento del trasferimento delle banconote e monete al nuovo proprietario, ossia al momento dell’addebito del conto corrente bancario o dello scambio delle banconote o monete."
Non c’è scritto da nessuna parte che la proprietà giuridica dell’euro emesso appartiene alla BCE o alle BCN!
di Francesco Fillini
integralmente tratto da tuttouno,blogspot,com

mercoledì 14 marzo 2012

I 16 privilegi che il popolo libico perderà con la sottomissione all'occidente imperialista.


Chi è convinto che il presupposto più importante della guerra mossa alla Libia sia stato il (non più) suo petrolio, forse ignora il fatto che essa era rimasta uno dei pochissimi Paesi al mondo in cui la moneta era emessa direttamente dallo Stato e non da banche private e poi prestata a strozzo allo Stato, come accade in tutti gli altri Paesi.
A titolo di cronaca, dopo la sottomissione di Iraq e Libia, gli unici tre Paesi al mondo in cui lo Stato è ancora padrone della moneta sono la Corea del Nord, Cuba e, guarda un po', l'Iran...

giovedì 8 marzo 2012

Quel filo (non troppo) sottile che lega Camorra e Bestie di Satana

"Lo Stato è un parassita della società"
[Michail Bakunin]
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“Negli Stati moderni si conoscono almeno sei tipi di potere, tutti strutturati in forma piramidale e con un’élite al comando: il potere politico, il potere economico, il potere giudiziario, il potere mediatico, il potere religioso, e il poco ortodosso, ma assai italiano, potere criminale. A seconda delle fasi storiche, questi poteri possono combattersi, allearsi o ignorarsi in base a ogni genere di combinazione possibile.”
[Francesco Cossiga, “Fotti il potere”, pag. 16]

Mercoledì ero in trasmissione a Radio Ies, ospite di David Gramiccioli a Ouverture. Con me era ospite anche il collaboratore di giustizia Luigi Coppola. Abbandonato dallo Stato dopo che per anni aveva goduto di un regime di protezione per essere testimone in processi di camorra, adesso vive avendo perso tutto, lavoro, casa e protezione.
Dopo anni che mi occupo di mafie e massoneria, francamente a me viene da sorridere quando sento dire che “lo Stato” non protegge qualcuno dalla mafia. Mafia e Stato sono infatti una cosa sola, e la mafia altro non è che uno dei tanti strumenti di cui lo Stato si serve per gestire il suo potere sui cittadini. Questo concetto l’ho anche ribadito in trasmissione.