domenica 7 agosto 2016

Consuetudini anormali 3 - In bici nel traffico


Ricordo ancora che da bambino (quasi 50 anni fa, quando il traffico come lo conosciamo oggi era inesistente perfino in città come Napoli), il fratello maggiore del mio migliore amico di allora, mi mise in guardia sulla pericolosità della bici in quanto, secondo lui, costituiva "Il pericolo numero uno della strada."
Non si sbagliava affatto: se si pretende di utilizzare un veicolo a trazione animale (e con la stessa intelligenza...) in un normale flusso veicolare motorizzato NON ESISTE alcun comportamento o precauzione(*) sufficientemente prudenziali che possano mettere al riparo da incidenti, giacché la prima causa di contatto incidentale tra due veicoli è la differenza di velocità.

 
E siccome uno dei sinonimi o almeno degli indici di "progresso" è "velocità", è da mentalità retrograde immaginare di rallentare il traffico motorizzato a livelli medievali solo per permettere ai ciclisti di scorrazzare indenni sulle nostre strade mentre respirano a pieni polmoni gas di scarico.

*) da notare il decimo punto dell'articolo suggerito che consiglia di NON preoccuparsi della pericolosità del traffico quando è invece il primo fattore su cui concentrarsi quando ci si pone COSCIENTEMENTE in una situazione di pericolo. Demenziale.
Purtroppo ci sarà qualcuno che gli darà ascolto, come le due cicliste che ho evitato per poco stamattina mentre in piena curva procedevano affiancate e sorridenti, totalmente incoscienti della situazione di pericolo in cui si trovavano.

Attenti anche ad aprire le portiere!
Eppure, nonostante la logica e l'evidenza, c'è chi spinge verso una società di tipo sud-est-asiatica in cui la motorizzazioine civile riguardi pochi privilegiati e le masse siano costrette a pedalare.
In Italia ci stanno riuscendo purtroppo, impoverendo fasce sempre più estese di popolazione grazie a finte crisi pilotate ed alla metodica e criminale svendita al peggiore offerente di produttive industrie statali a cominciare dalla stessa Banca d'Italia che ancora molti sprovveduti immaginano essere patrimonio inalienabile dello Stato.
Ma il nostro è un Paese produttivamente difficile da abbattere grazie al nostro genio, alla nostra elasticità mentale ed all'eredità tecnico-culturale lasciataci dal Regno borbonico: infatti nonostante gli immani sforzi distruttivi dei nostri sciagurati governanti, dalla quarta potenza economica mondiale che eravamo negli anni '60 siamo ancora l'ottava!
Una posizione in classifica che ancora preoccupa i soliti inglesi, tedeschi e francesi e che la gestione americana del nostro Paese non si è curata troppo di peggiorare in quanto interessata più che altro alla nostra collocazione strategica nel Mediterraneo, base ideale per le loro scorribande criminali ai danni di Paesi liberi e sovrani (prima che arrivino loro...).
Quindi, per l'immediato futuro aspettiamoci ulteriori batoste fiscali soprattutto ai danni dei già ultra-tartassati piccoli proprietari, principale categoria da abbattere nel mirino dei nostri legiferatori-luciferini e da trasformare in nuovi utenti di biciclette una volta ridotti in totale povertà. Tanto loro, godendosi i proventi dei loro malaffari, continueranno a viaggiare a nostre spese in auto blindate e su corsie preferenziali in cui alle bici sarà vietato circolare.