Nel progetto di deindustrializzazione forzata del Paese, il concetto di interesse nazionale fu accantonato, dal pensiero unico dominante, nel dimenticatoio del politicamente scorretto e quindi del totale asservimento ad un europeismo a senso unico. Tale che in Italia cominciò ad andare bene tutto quello che avvantaggiava il progetto europeo - a qualsiasi costo interno - e non più bene ciò che avvantaggiava (solamente) il Paese nella sua individualità.
Questo pensiero perverso e masochistico in corso fin dal tempo dello smantellamento dell'IRI guidato dal criminale politico Romano Prodi che avviò la svendita al peggiore offerente del colosso industriale italiano, precedentemente
avviato a diventare il più grande gruppo al mondo, ora viene ripescato dai suoi stessi detrattori per giustificare gli appetiti della Francia nei confronti di uno degli ultimi dei gioielli nazionali: Fincantieri.
avviato a diventare il più grande gruppo al mondo, ora viene ripescato dai suoi stessi detrattori per giustificare gli appetiti della Francia nei confronti di uno degli ultimi dei gioielli nazionali: Fincantieri.
Secondo il ministro illegittimo Padoan, una fusione del nostro gruppo col suo omologo francese darebbe luogo al più grande gruppo di settore del mondo.
Cioè a quello che l'IRI stava diventando per conto suo fino a che non avviarono la sua dismissione!
Ma che ne parliamo a fare? Sono realmente incalcolabili i danni economici apportati al Paese dai governi che si sono succeduti dopo il Colpo di Stato del 1992 ed ancora al potere.
L'opinione dell'economista Bagnaia sulla questione italo-francese: