...o ci faremo fregare dai francesi?
"Bisogna che qualcosa cambi, perché tutto rimanga come prima!" - |
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l'esito positivo del referendum inglese, ora ci auguriamo che il
previsto effetto domino abbia luogo a partire dalle coscienze degli
elettori.
Ma
siccome ne abbiamo viste troppe, non escludiamo la possibilità che in
Inghilterra si sia voluto cambiare qualcosa di formale in modo che tutto
rimanesse come prima, magari solo per giustificare il fatto che la GB
non avesse mai accettato l'Euro come moneta interna e non era più
possibile inventarsi giustificazioni per questa "pericolosa" anomalia.
L'attenzione
del pubblico è ora distratta in modo quasi rassicurante dai primi
commenti dei media che affermano che, sì, l'Inghilterra è formalmente
uscita dall'EU ma i veri effetti di questo evento si potranno apprezzare
solo nell'arco
di un paio di anni.
di un paio di anni.
E allora perché tanto precipitoso isterismo da parte delle Borse occidentali?
Rimane
il fatto che per finta o per davvero, la fuoriuscita della GB dall'EU
le ha garantito grandi vantaggi economici, per via di una Sterlina
indebolita - almeno per il momento - che rende più vantaggiose le
esportazioni, tenendo conto che il Regno Unito è principalmente un
esportatore. Per lo stesso motivo è possibile immaginare un afflusso di
investimenti, magari anche solo per acquistare il sospirato
appartamentino a Londra da parte dei lavoratori esteri, in modo da
investire in vista di un sicuro futuro rialzo della valuta locale ed
allo stesso tempo risparmiare l'affitto.
Ma
oltre ai vantaggi economici che potrebbero anche essere effimeri, un
vantaggio duraturo sarà quello di non dover più essere costretti a tener
conto delle richieste assurde della EU ad esempio in tema di
immigrazioni di massa.
Insomma una recuperata autonomia decisionale ed una liberazione da scomodi e pericolosi vincoli europeisti.
Insomma una recuperata autonomia decisionale ed una liberazione da scomodi e pericolosi vincoli europeisti.
Da queste pagine abbiamo in passato criticato l'inutilità di enti locali come le Province
(che nel frattempo sono aumentate di numero e non se ne sentiva certo
l'esigenza) ma non certo in nome di un rifiuto di prendere in
considerazione rivendicazioni ed esigenze legate al territorio, anzi!
Quello
che si sosteneva è che una frammentazione di competenze tra (micro)
Comuni, Province, Regioni e Stato è eccessiva e le competenze
amministrative potrebbero essere più vantaggiosamente divise solo tra
Enti locali - accomunati in base a similitudini territoriali e culturali
- in grado di rapportarsi direttamente con tre macro-regioni
nord-centro-sud che raggrupperebbero un numero pressoché identico di
abitanti (attualmente circa 19 milioni a testa) unite in maniera
federale in modo da poter usufruire anche di una moneta interna a cambio
variabile, cosa che favorirebbe enormemente le diverse aree e di
conseguenza l'intera nazione.
Ciò
per dire che un recupero dei localismi e l'esaltazione delle differenze
è l'unica strada percorribile che ci può portare ad un benessere
diffuso ed una piena armonia nella nostra Italia, situazione che
dovrebbe poi servire da modello per evitare incubi europeisti come
quello da cui gran parte della popolazione si sta svegliando.
Europa sì, però non in termini di un'accozzaglia informe ed ingovernabile già vista ma costituita da una vera Unione felice di Stati orgogliosi della loro diversità.
Europa sì, però non in termini di un'accozzaglia informe ed ingovernabile già vista ma costituita da una vera Unione felice di Stati orgogliosi della loro diversità.