mercoledì 10 aprile 2013

Censura di Stato - Vietato dire la verità su Giorgio Napolitano: indagato un blogger -

Quattro arresti a Roma per "psicoreato"

Due preoccupanti manifestazioni di censura nel nostro Paese. Invece d'indagare i colpevoli dello sfacelo, si tenta di perseguire legalmente chi non è d'accordo col loro operato.
 
"Libertà è poter affermare che due più due fa quattro.
 Se ciò è garantito, tutto il resto segue"
[George Orwell]

 
Credete di vivere in un paese democratico e libero? Lasciate quest’illusione.
Un cittadino italiano di 35 anni che ha “osato” creare un gruppo su Facebook dal titolo «Io odio Napolitano » rischia una condanna a 5 anni, per il reato di offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica. Come se Napolitano avesse “prestigio” e “onore”.
In un commento l’uomo avrebbe definito Napolitano «stronzo». Certamente un’offesa volgare, che dovrebbe essere trattata come tale e nulla più, non certo passibile di una condanna che non viene comminata neanche a stupratori della peggior specie.
 
Ecco di cosa si occupano gli ispettori della Polizia Postale di Firenze che hanno avuto il tempo di avviare un’indagine sul gruppo (che nel frattempo è stato chiuso), identificando fondatori e iscritti, mentre la pornografia infantile e non, dilaga su internet con incursioni anche su Facebook.
Subito dopo i magistrati, sempre meno seri e sempre meno rispettati dalla popolazione, iniziano la persecuzione di chi ha osato criticare Napolitano con l’invio a raffica di avvisi di garanzia ai frequentatori della pagina. Tra quelli che hanno ricevuto un avviso di garanzia, anche il coneglianese per il quale uno stralcio dell’inchiesta è stato avviato in procura a Treviso, affidato al sostituto procuratore Antonio De Lorenzi, che ha trovato il tempo di chiudere le indagini.
La pena prevista per il reato di offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica, è infatti stabilita da un minimo di uno ad un massimo di cinque anni di reclusione: «Quella del mio cliente è stata una leggerezza — commenta il difensore Francesco Serafin —. Su quella pagina ha lasciato un unico post, preso dal momento e senza riflettere. Per quell’unico errore, ora rischia una condanna che pare spropositata se paragonata a quelle per una comune diffamazione». No, il suo cliente ha esercitato il diritto di critica e di opinione che è sacro in un paese democratico e libero.
Intanto pullulano gruppi su Facebook contro il Presidente, a dimostrazione di una crescente insoddisfazione degli Italiani: da «Napolitano non è il mio Presidente» a «Napolitano e le sue frasi ovvie» fino a «Vergognarsi del Presidente Napolitano ». Pagine che hanno migliaia di iscritti e migliaia di «Mi piace». Le chiuderete tutte e processerete tutti, signori lacchè del regime travestiti da novelli Torquemada?
 
Un regime sempre più marcio e sempre più traballante che si regge ormai solo sullo stato di polizia. A Roma si processano quattro ragazzi per “psicoreato”, a Treviso e Firenze per “vilipendio del presidente della repubblica”: in entrambi i casi rischiano cinque anni di carcere a causa di due leggi incompatibili con la libertà e la democrazia: la Mancino e quella che punisce il “vilipensio al presidente”, come se pensare fosse reato e come se divenendo presidente si acquisissero dignità e meriti che non si hanno o peggio, diritti superiori a qualsiasi altro cittadino. Relitti d’epoche oscure.
 
A proposito, noi non odiamo Napolitano, perché l’odio è un sentimento che si riserva ai grandi. Chi svende il proprio paese merita disprezzo.
 
integralmente tratto da VoxNews 
 
 
Lettera dell'Avv. Marra al P.M. Antonio De Lorenzo
 
Le scrivo, dr Antonio De Lorenzi, per dirle perché sta commettendo un gravissimo errore a indagare su DB per aver egli chiamato stronzo Napolitano.
Se DB avesse avuto maggiori consapevolezze giuridiche avrebbe infatti potuto descrivere più compiutamente la tremenda antigiuridicità e perniciosità sociale delle condotte di Napolitano. Ma proprio lo sforzo di darne testimonianza in qualunque modo, come con il chiamarlo stronzo, rende DB meritevole di plauso come cittadino, non di indagini. Di talché mi turba che lei, che della Repubblica è un Procuratore, anziché indagare Napolitano, indaghi DB.
Sì, cortese Dottore, perché – se non lo sa non è colpa sua ma della stampa di regime (che tutto occulta) – ma Napolitano è colui che più di tutti è contiguo a Mario Monti, e che più di tutti ha spinto per la sua elezione a Presidente del Consiglio; e si dà il caso che quell’elezione – secondo quanto si illustra in un numero di fonti internet così elevato da esser d’uopo indagare – è stata decisa nella riunione di St. Moritz, del giugno 2011, dal circolo criminale e occulto Bilderberg.
Ha capito cortese dottore cosa ho scritto? Ho scritto Bilderberg: il circolo cioè che, a detta, da ultimo, anche del Presidente Ferdinando Imposimato, ha alimentato, secondo risultanze processuali, la strategia della tensione usando – osservi – persino le stragi, e che costituisce un’organizzazione criminale rivolta a condizionale occultamente lo sviluppo della democrazia nel mondo.
Tutte cose che Imposimato – lui sì degno di essere prossimo Presidente della Repubblica – ha il grande merito di aver dichiarato per primo tra voi giudici, ma di cui sono al corrente da tempo milioni di persone, anche se chissà perché la magistratura insiste nel continuare a non indagarle.
Cose di cui tutto il mondo sa e che ho descritto in una denunzia (clicchi qui per leggerla) che ho presentato alla Procura di Roma. Una denunzia che è stata tradotta e pubblicata da 62.400 siti di informazione solo in lingua inglese, e che credo lei, prima di indagare chi si duole di Napolitano anziché lui, dovrebbe approfondire.
Lasci stare insomma, la prego, questo giovane uomo, e processi invece me, per darmi così l’occasione di poter dimostrare – nell’interesse del Paese – quel che dico ed essere poi assolto in virtù dell’exceptio veritatis. Perché può riscontrare facilmente quel che dico.
Un’indagine che le chiedo non certo per verificare se Napolitano è stronzo o no, ma se la sua contiguità a Monti implica o no la consapevolezza che è membro del Bilderberg e che è stato eletto Presidente del Consiglio, non dalla politica, bensì, illegalmente, in quella riunione del Bilderberg.
Perché, se questa indagine la inizia, vedrà che, salvo pochi, i principali responsabili della nostra politica, economia, giornalismo e istituzioni, oltre a molti magistrati ed esponenti del Vaticano, sono, peraltro notoriamente, formalmente membri (o contigui di fatto) o del Bilderberg o della Trilatere o dell’Aspen Institute o della massoneria e, indagando, vedrà che tutte queste organizzazioni, ferma restando la parte non occulta delle loro condotte, sono concorsualmente attive, proprio come ha detto Imposimato, nel condizionamento occulto della democrazia, nel crimine del signoraggio e negli altri crimini con i quali le banche ci hanno rovinati e continuano illecitamente e tranquillamente a rovinarci sotto gli occhi di tutti voi PM e giudici d’Italia.
E se per indurla a processare me anziché DB è indispensabile che anch’io chiami stronzo Napolitano, ebbene ce lo chiamo e ce lo richiamo tutte le volte che vuole, purché poi si proceda alle indagini serie, perché ricordo a lei e a tutta la magistratura italiana che ci sono oltre centomila licenziamenti al mese, ed è impossibile fermarli se prima la cosca di cui sopra non viene smascherata e non si confiscano penalmente le quote private della Banca d’Italia.
 
Nel salutarla, mi scusi se colgo l’occasione per informare la rete che è, non solo legittimo ma doveroso, insorgere con ogni mezzo legale contro ogni tentativo di tappare la bocca a DB o a chiunque altro, altrimenti accetteremmo che si possa punire la società perché si duole dei crimini di cui è vittima. E ci mancherebbe ora altro che noi non potessimo chiamare stronzo Napolitano, ma lui – ove dalle anelate indagini risultasse vero – potesse tramare insieme a quel ‘sobrio’ ancorché delirante psicotico di Monti per distruggere le nostre vite.
 
10.4.2013
 
Alfonso Luigi Marra
 
integralmente tratto da SIGNORAGGIO.it
 
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Psicoreato: condannati per aver “pensato”
ROMA – Quattro condanne nel processo per “psicoreato” di alcuni frequentatori del forum Stormfront.org, accusati di incitare all’odio razziale. Il gup di Roma ha condannato a tre anni Daniele Scarpino, 24 anni, a 2 anni e sei mesi Diego Masi, 30 anni e Luca Ciampaglia, 23 anni, entrambi moderatori del forum. E infine a 2 anni e 8 mesi Mirko Viola, 42 anni di Cantu’. Schedarono anche il ministro Riccardi e Gianfranco Fini. Il reato dei quattro ragazzi? Avere scritto quello che pensavano sul web, e per questo arrestati e condannati da un tribunale di fanatici in base ad una legge illegittima e incostituzionale varata da un ministro in odor di mafia.
Il giudice ha disposto per tutti gli arresti domiciliari e, in stile da purga stalinista, la pubblicazione della sentenza sui siti internet dei ministeri della Giustizia e degli Interni. Sempre il “giudice” ha disposto il pagamento di un risarcimento di 5000 euro per lo scrittore Roberto Saviano e il giornalista romano Marco Pasqua. Se puntavano ai soldi, potevamo fare una colletta.
Esce comunque sconfitto il fanatico pm Luca Tescaroli che aveva chiesto 4 anni e 10 mesi per Scarpino, 4 anni e un mese per Masi, 4 anni e 6 mesi per Ciampaglia e 4 anni e 8 mesi per Viola e per tutti anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Una sentenza comunque delirante: da oggi scrivere e pensare è reato. http://voxnews.info/2013/04/08/follia-giudiziaria-a-roma-condannati-a-due-anni-per-psicoreato/
“La sentenza odierna rappresenta un importante precedente: è la prima che riconosce il reato associativo per delle persone che comunicavano, tra di loro, usando la rete di internet – ha commentato l’avvocato di parte civile, Daniele Stoppello – e che manda un segnale chiaro ed inequivocabile agli estremisti del web, che pensano di poter scrivere i loro proclami senza essere mai individuati. Il web non è una terra di nessuno, come forse credevano i quattro imputati, e la polizia postale ha dimostrato che è possibile applicare la legge Mancino anche in casi complessi come questo. Ricordiamo, infatti, che i server del forum Stormfront si trovano in America e che, nonostante la scarsa collaborazione degli Stati Uniti, sia stato possibile risalire agli Ip [Link]
Una sentenza oltre i limiti del paranormale. Roba da “Processo” di Kafka, roba da matti.
La realtà è che questi quattro ragazzi – cosa scrivevano non mi interessa, il punto è la libertà di scrivere, non quello che si scrive – sono finiti ostaggio di una banda di fanatici assetati di vendetta.
I signori Pasqua, Tescaroli, Saviano e Pacifici hanno dimostrato una caratura morale e intellettuale veramente mediocre. Il loro desiderio di “annientare” l’altro attraverso la punizione giudiziaria giocando sul loro potere di mobilitare Pm, Psicopolizia Postale e politici vari è solo a memento non, della loro forza, ma della loro miseria morale, che è già nei loro volti. Li si vede, sono volti cattivi.
Il loro obiettivo non era “punire”, era “annientare” le idee di quattro giovani. Era annientarli attraverso un’assurda e illegittima carcerazione preventiva: perché non era sufficiente punirli, dovevano “ritrattare”. Dovevano “pentirsi”. Per gli inquisitori del reato di pensiero, non è ovviamente sufficiente “zittire” chi non la pensa come loro: questi deve essere annichilito, fino a piegarne la volontà. Fino a “costringerlo” non solo a scrivere in modo “corretto”, ma anche a pensare in modo “corretto”.
Oggi è un giorno buio per tutti. Perché oggi un giudice fanatico ha decretato che “pensare” è reato. E lo ha fatto in base ad una legge incostituzionale. Lo ha fatto contro natura.
I fanatici esultano. Basta leggere le misere e deliranti parole di tal Stoppello.
Gli obiettivi siamo noi. Non gli stupratori. Non gli Zingari che rubano. Non gli assassini. Non i clandestini. Non i rapinatori. Siamo noi che pensiamo. Noi che abbiamo il coraggio di pensare con la nostra testa.
Avviso ai Tescaroli di tutta Italia: continueremo a pensare, continueremo a scrivere. Potrete toglierci la libertà fisica, mai quella morale. Perché noi “siamo”. Voi siete morti prima di nascere, siete anime morte. I vostri pensieri sono deboli, inconsistenti: per questo temete le idee degli altri. Perché vi fanno sentire quanto le vostre “non siano”.
Se qualcuno pensa che, condannando quattro incensurati a due anni per avere “pensato” – e ripeto, non importa quello che hanno pensato – sia il modo per “educare” gli altri, ebbene, ha sbagliato. Da oggi doppio, triplo sforzo contro questo sistema marcio di potere.
Infine una parola a tutti quei giornalisti che si fanno paladini della libertà solo quando questa è per loro. Ai Sallusti, ai Feltri, ai Foa a tutti quelli che si esaltano nel dirsi “liberali”: liberali de che? Se non si è pronti a battersi per la libertà di chi non la pensa come noi, allora non si è uomini degni di definirsi tali.
 
integralmente tratto da Identità.com