martedì 8 maggio 2012

Quanto ne sappiamo della vita e della morte?

Fa riflettere il caso eccezionale ma non del tutto infrequente, di una nigeriana 67enne data per morta e poi riavutasi (resuscitata?) dopo 9 giorni.
La donna, a 3 giorni dal risveglio ha poi ripreso tutte le sue funzioni neurovegetative e adesso conduce nuovamente una vita normale.
Da sottolineare che l'eccezionalità del caso non consiste tanto nel risveglio dopo una morte a quanto pare apparente ma nello svolgersi della vicenda.
La signora infatti deve sostanzialmente la sua (nuova) vita ad uno sciopero dei benzinai protrattosi per i 9 giorni del suo "parcheggio" in obitorio e che aveva impedito ai parenti di essere presenti alla sua sepoltura prevista nei consueti termini dopo la constatazione di decesso.
Inoltre, pare che dopo la "morte" le sia stato iniettato un acido allo scopo di conservare il suo presunto cadavere dalla decomposizione.
Il punto è che ancor oggi non esiste nessuna metodica certa per una constatazione di morte che abbia un valore assoluto e la medicina ufficiale si basa su parametri come l'assenza di battito cardiaco e respirazione, la temperatura corporea, la rigidità delle membra, il ristagno venoso, ecc. che presi uno per uno, e anche tutti assieme, hanno valori del tutto convenzionali al di sotto o al di sopra dei quali il medico è autorizzato a dichiarare la morte dell'organismo.
A supporto di questo non esiste solo la casistica dei risvegli accertati per tempo ma purtroppo anche quelli desunti dopo una riesumazione.
-
La stessa prudenza andrebbe applicata ai casi di coma dichiarati "irreversibili" che autorizzano legalmente l'espianto degli organi a scopo di trapianto: alla luce dei casi di risveglio da coma dichiarato irreversibile e addirittura dalla "morte" come quello sopra descritto, com'è possibile avere la certezza di non compiere un omicidio?
La pratica dei trapianti d'organo, con l'enorme giro d'affari che comporta, sappiamo stare alla base di molte scomparse altrimenti inspiegabili ma quello che l'opinione comune spesso non sa è che non è possibile prelevare un organo ancora "utilizzabile" da un cadavere ma è indispensabile farlo da un essere vivente che a causa dell'espianto perde la vita e non viceversa!
Per questo, come si fa ad essere certi che un medico troppo frettoloso o coinvolto nell'affare lucrativo del trapianto non sia troppo superficiale nella constatazione di morte? Quante persone si sarebbero salvate naturalmente dopo una constatazione di decesso o di coma irreversibile?
Al giorno d'oggi, bisogna aver paura di essere portati privi di coscienza in un ospedale. Fortunati sono coloro che hanno familiari ed amici che cercano fino a reale prova contraria di salvare i loro amici o congiunti, senza prendere per verità assoluta tutto quello che viene loro comunicato dai medici.
E nell'ultimo secolo, per volontà interessata di Big Pharma e per la presunzione dei cosiddeti luminari, la classe medica si forma con gravi lacune e con molte false certezze.
-
"Parti umane in vendita."

Bisogna mettersi in testa che la necessità di un trapianto per salvare una vita ne uccide sempre un'altra. Questa pratica andrebbe abbandonata in favore dello sviluppo in vitro di tessuti dello stesso paziente e questo vale anche per le trasfusioni, in quanto il sangue, nonostante venga classificato in pochi gruppi, è in realtà assolutamente personale, come le impronte digitali, e non intercambiabile come un olio lubrificante per motori.
Anche lo stesso sangue è perfettamente rigenerabile in vitro ed i tempi necessari per la coltura sono tamponabili con plasmi sintetici e addirittura, come già fatto in passato da medici sperimentatori, da semplice acqua di mare, che presenta una composizione di base molto simile del plasma sanguigno e non è certo riconosciuta dal sistema immunitario come un tessuto alieno all'organismo.
-
Inoltre, è noto che alcune terapie permettono alle cellule tipiche di alcuni organi di rigenerarsi anche in un avanzato stato di degenerazione. Ad esempio si sa che il metodo Gerson è capace di sortire anche effetti del genere sull'organismo in generale e che la stevia riesca in alcuni casi a favorire la rigenerazione delle insule pancreatiche, nonostante i diabetologi sostengono che una volta danneggiate non possano in nessun caso rigenerarsi.
-
Max Gerson

Ma anche in casi in cui la coltura in vitro non sia possibile o efficace e che nessuna terapia riesca ad ottenere rigenerazioni spontanee di tessuti, bisogna rendersi conto che la stessa morte è una conclusione naturale della vita, finché non ci mette le mani l'Uomo; per cui l'intero affare dei trapianti di organi espiantati, oltre alle implicazioni criminali che comporta, andrebbe classificato con tutti i diritti come accanimento terapeutico.

approfondimenti:
antipredazione.org
- donna resuscitata
- anziana rischia di essere sepolta viva
- il metodo Gerson
- medicina naturale