mercoledì 8 maggio 2019

Razzismo dilagante, non solo a Casal Bruciato


Prima o poi, finiranno per diffondere in Italia un sentimento diffuso di razzismo, tra i tanti l'unico sentimento negativo che l'etnia italica non ha mai condiviso. Anzi, sappiamo bene che il popolo italiano, storicamente tanto raccogliticcio e variegato da far invidia a quello ebraico, è per sua natura esterofilo e disponibile a farsi invadere, derubare, sottomettere, disprezzare, tanto da omaggiare i propri nemici (vedi recente caso del nemico giurato della Nazione, lo psicopatico premier francese Emmanuel Macron ricevuto con tutti gli onori nientemeno che dal nostro Presidente illegittimo Mattarella e ospite della TV spazzatura del nemico pubblico Fabio Fazio). Decenni di propaganda sinistroide ultraliberista hanno plagiato le coscienze culturalmente più indifese convincendole che qualsiasi argomento nazionalista rappresentasse il male assoluto, ma solo in Italia. Il nazionalsocialismo USA, quello francese e le loro guerre di conquista e
sottomissione, per gli italiani sono pienamente legittimi e vanno benissimo.
E così, anche forze del sedicente governo del cambiamento (in peggio) cadono nella trappola razzista, ultimo episodio di cronaca - ma ce ne sono tanti altri, quotidianamente, di cui i media di regime non parlano MAI se non funzionali alla disinformazione - quello dell'assegnazione a Casal Bruciato di un appartamento ad una famiglia di 14 persone appartenenti alla casta privilegiata dei Rom che il Sistema omaggia di tutti i diritti civili guardandosi bene dall'imporre loro i doveri conseguenti al vivere civile. Non è certo il primo provvedimento che la giunta capitolina prende in disprezzo e calpestando i diritti degli italiani, non è certo una novità che la linea pentastellata di distruzione della Nazione ricalchi alla perfezione quelle adottate dai precedenti governi più o meno Pdioti post Mani Pulite. L'importante è ricordarsene e tenerlo sempre presente quando si concedono consensi elettorali.

In perfetta sincronia con quest'episodio di beffardo razzismo nei confronti dei diseredati italici, a Torino va in scena la farsa ritrita dell'antifascismo patologico al fine di censurare le idee, evidentemente molto temute dal pensiero sinistro italiota. Nulla di nuovo neanche in questo caso: è dal dopoguerra che è sufficiente bollare di "fascismo" qualsiasi idea contraria al Pensiero Unico per legittimarne la censura. Non a caso non siamo messi particolarmente bene nella classifica delle nazioni in base alla libertà di stampa, anzi piuttosto male. Vero è che Veritas Odium Parit ma anche che contro le idee razionali e fattive non esiste altra opposizione che la censura e la violenza, le uniche armi di cui storicamente dispongono le sinistre priva di idee che non siano funzionali all'ultraliberismo finanziario.

Un ultimo messaggio di comprensione e commiserazione nei riguardi di tutte quelle etnie e quelle razze che, una volta giunte in Italia più o meno legalmente, si pretende di integrare con la coercizione nella vita nazionale nonostante non ne abbiano alcuna intenzione e siano arrivate qui solo con l'intento di sfruttare la nostra esterofilia patologica. Il nostro antirazzismo viscerale ed incorruttibile è con loro ed auguriamo loro tutta la fortuna possibile nei loro rispettivi Paesi e tutta la pesantezza possibile del vivere in una nazione che non li vuole. Coraggio.

- aggiornamento -

La famiglia Rom indebitamente insediatasi nel quartiere è giunta scortata dalla Polizia ma non crediamo che sotto ogni divisa c'è un automa decerebrato anti-italiani servo dei poteri sovranazionali: non è così, non ancora. Il seguente è un messaggio inviato da un poliziotto e appena pubblicato dal sito Vox:


Per la prima volta in vita mia, e sono anni che sono in polizia, mi vergogno di essere un poliziotto. Non per la divisa. Mi vergogno per quello che i miei colleghi sono stati costretti a fare a Casal Bruciato.
Non so cosa avrei fatto, se fossi stato lì. Ma forte sarebbe stata la tentazione ad abbandonare la divisa e unirmi alla gente del quartiere. Che poi sono i nostri fratelli, le nostre mamme, i nostri padri.
Come è possibile, esserci ridotti a scortare chi da sempre ci odia, chi da sempre delinque alle nostre spalle, chi ci prende in giro ogni volta che lo arrestiamo, perché sa che, tanto, il magistrato buonista di turno lo scarcererà.
Perché, e mi rivolgo al Capo della Polizia, ci costringete a scortare chi da sempre viola le leggi, ordinandoci di manganellare i nostri padri, per eseguire gli ordini di un sindaco che ha deciso di dare le case popolari dei nostri nonni agli zingari?
Ci siamo schierati contro la nostra gente per fare posto ad un clan di nomadi, gli stessi che ogni giorno troviamo a rubare per le strade di Roma!
Io mi rivolgo ai miei colleghi: forse è il caso che iniziamo a dire no! Non obbedire ad ordini che vanno contro il senso di giustizia che è dentro ognuno di noi.
Perché sì, noi siamo poliziotti, ma prima di tutto siamo italiani!
E voglio dire ai cittadini che la maggioranza dei poliziotti, anche se obbediscono, sono con loro. Ma la questura, quando c’è una situazione simile, seleziona gli agenti, manda a scortare i rom i “poliziotti adatti”, quella minoranza che per quattro soldi è pronta a tutto. Sanno che se mandassero poliziotti scelti a caso, disobbedirebbero agli ordini.
Da poliziotto chiedo scusa ai residenti di Casal Bruciato, ma prima di tutto chiedo scusa a me stesso.
Perché prima di essere un poliziotto, sono un italiano!