lunedì 26 marzo 2018

Critica del torto puro


Non mi voglio certo paragonare a Umberto Eco (anche perché le sue iniziali richiamano sinistramente l'Unione Europea...) che col lancio da me utilizzato intitolò - mi pare di ricordare - un capitolo di un suo divertente libro ma la parafrasi del testo kantiano può descrivere la meglio lo spirito con cui vado a "vincere facile" criticando l'inesistente programma politico che ha pur permesso al Movimento Immobile di riscuotere un consenso razionalmente inspiegabile, almeno al centro-sud del Paese.
Per inciso, rilevo che, in un'epoca in cui si fa fatica a parlare di destra e sinistra politica, perfino l'Italia risulta, politicamente, non più divisa in tre macro regioni ma solo in due, identitariamente diluite e
contaminate: centro-nord e centro-sud...!
Essendo i pentamassonici mediamente privi di una precisa ideologia e di conseguenza di un qualsivoglia programma politico, è indubbio che la vana promessa di un reddito di cittadinanza sia stato l'argomento preminentemente recepito dall'elettorato delle regioni in cui le prospettive di reddito sono meno rosee.
Questo cavallo di battaglia risulta perfettamente in linea con la miopia che da sempre caratterizza la bislacca formazione: vedere molto bene i sintomi e non essere assolutamente capaci di individuare le cause. E, in ossequio alla filosofia che caratterizza la medicina allopatica, curare i sintomi è di quanto più antitetico si possa fare per curare la malattia. Ma questo l'elettorato a 5 stelle non lo ha ancora capito: essendo prevalentemente di estrazione sinistra, ragiona con la gastrite generata dal sentimento che maggiormente lo condiziona ovvero l'invidia.

Allora, sorvolando sul fatto che a rigor di logica si tratta di un partito che andrebbe sciolto per insanabile conflitto d'interessi, essendo gestito da una società commerciale (come dire. noi siamo qui manifestamente per interesse però accusiamo gli altri di stare in politica per interesse...) prendiamo in esame gli argomenti che tanto hanno convinto l'elettorato meno scaltro:
  • Reddito di cittadinanza - Forse chi si è fatto affascinare da questa prospettiva non ha tenuto conto del fatto che 1) per conseguirlo, è necessario essere nullatenenti - perché contro ogni logica razionale ed in barba all'art.53 della Costituzione, in Italia le proprietà "fanno reddito" anche quando rappresentano solo un costo - e siccome l'80% circa degli italiani sono proprietari della casa un cui abitano, possono tranquillamente scordarsi del reddito di cittadinanza; 2) una volta concesso, esso sarà revocato non appena il beneficiato avrà accettato - obbligatoriamente entro la terza convocazione - un lavoro anche pessimamente retribuito. Ma se il presupposto del RdC è aiutare i disoccupati, perché invece, molto più proficuamente per tutti, non si fa in modo di aumentare le possibilità di reddito riducendo tasse, ostacoli burocratici e balzelli vari agli imprenditori che non vedono l'ora di poter lavorare creando nuovi posti di lavoro?
  • Stipendi e vitalizi ai parlamentari - A parte il fatto che riducendone l'ammontare anche drasticamente, s'inciderebbe in maniera irrisoria sul bilancio dello Stato, corrispondere alti livelli di retribuzione ai politici sia nel corso del loro mandato, sia una volta in pensione, dovrebbe mettere i politici al riparo da ritorsioni corporative contro la loro persona nel caso le stesse si sentano danneggiate da provvedimenti da loro emanati. In altre parole: alte retribuzioni dovrebbero consentire - a rigor di logica - di rendere più difficile corrompere e manovrare un politico da parte di una qualsiasi lobby. Capisco che a causa dell'estrazione prevalentemente sinistra dell'elettorato pentastellato, la ricchezza degli altri risulti particolarmente irritante quindi si cerchi di rendere tutti egualmente poveri invece che ricchi, come ricordava Indro Montanelli quando diceva che i comunisti amano tanto i poveri che ogni volta che vanno al potere ne aumentano il numero... . Quindi c'è da capire che il problema non è quanti soldi diamo ai politici ma che gran parte di loro lavora contro i nostri interessi ed è a questi ultimi che non solo andrebbero tolti i privilegi ma dovrebbero ripagare in qualche modo il danno inflitto alla nazione mentre per chi lavora negli interessi del Paese, sarei anche favorevole ad un aumento dei loro appannaggi. E da cittadino italiano, alla fine mi converrebbe farlo!
  • Evasione fiscale - Prima di tutto, al di là dei latrati da campagna elettorale, bisogna rendersi conto che una parte dei presunti evasori fiscali - a rigor di termini - non lo sono affatto. Infatti, tutti coloro che effettuano una dichiarazione dei redditi precisa al centesimo ma poi NON SONO IN GRADO di pagare le tasse per mera indisponibilità di denaro, NON POSSONO ESSERE CONSIDERATI EVASORI FISCALI propriamente definiti. Secondariamente, ma solo in ordine di elencazione, non si possono eludere le tante realtà contingenti che IMPONGONO a molte famiglie ed imprenditori di evadere, totalmente o parzialmente, il fisco per mere esigenze di sopravvivenza o di prosecuzione dell'attività lavorativa, attività che magari dà da vivere a dipendenti ed altre famiglie. Quindi il problema non è certo l'evasione fiscale ma l'eccessiva e dissennata pressione fiscale che non viene computata sul reddito effettivo ma su parametri arbitrari che nulla hanno a che vedere col reddito effettivamente conseguito.
  • Onestà dei politici - Questa valutazione non deve prescindere da un dato di fatto ineludibile: le decisioni della magistratura non son infallibili. Molto spesso non è possibile definire disonesto qualcuno solo perché è stato condannato o peggio solo inquisito: potrebbe benissimo essere stato vittima di una persecuzione o di un errore giudiziario, cosa per niente infrequente in un'Italia ancora infettata da una magistratura superficiale e spesso politicamente orientata: un caso per tutti, il Colpo di Stato CIA del 1992 portato a segno non a caso grazie ad una magistratura presuntuosa o incapace o ignara o collaborativa col nemico: fate voi. Al di là delle valutazioni sopra considerate, c'èda prendere atto che l'onestà di un politico - essendo una peculiarità personale - non ha nulla a che vedere con la sua capacità politica ed anzi la storia c'insegna che più scaltri e privi di scrupoli sono stati politici e capi di Stato del passato, più hanno realizzato il bene del loro Paese. Esempi per tutti nella storia possono essere rappresentati da Churchill e da Roosvelt e chi prima di loro che indubbiamente sono stati in grado di apportare enormi benefici ai loro Paesi pur avendo sulla coscienza decine di milioni di morti, dallo sterminio programmato delle popolazioni native americane a delle guerre mondiali scatenate con menzogne e con l'inganno solo per espandere e consolidare gli interessi controllati da USA ed Regno Unito. Dei veri criminali molto utili ai loro Paesi. Per contro, capi di Stato passati alla storia scritta dai vincitori come feroci dittatori, hanno perso le loro battaglie soprattutto per l'eccessiva fiducia concessa agli anglo-americani, errore che ancor oggi si continua a commettere.