Nel mondo animale, l’aggressività intraspecifica è spesso regolata
da precisi limiti oppure ritualizzata sottoforma di sfide incruente tra maschi che possono
consistere nella costruzione di nidi o tane, regali “nuziali”, offerte di cibo
alla femmina, esibizione di parti anatomiche grandi, vistose e colorate.
Nel mondo umano, l’aggressività è fortemente codificata da
leggi ed usanze all’interno dei gruppi sociali mentre è spesso più permissiva
quando è rivolta al di fuori dei gruppi, come del resto prevedevano i comandamenti
biblici che riguardavano esclusivamente le vicissitudini interne all’accampamento
e relative al popolo di Jahweh, lasciandolo libero di agire fuori
dall’accampamento e nei confronti di altre popolazioni.
dall’accampamento e nei confronti di altre popolazioni.
Ma ben presto, già in epoca greco-romana, il Potere si rese
conto che possono non essere sufficienti delle leggi ferree per avere il
controllo assoluto e permanente di un popolo, anche e soprattutto se si
attraversa un periodo di pace e relativa prosperità. Durante un periodo sufficientemente
prolungato di benessere, infatti, il popolo può avere il tempo ed essere in
grado di conseguire una crescita culturale e spirituale in grado di fargli
desiderare e portarlo all’emancipazione dal controllo esercitato dalla casta
che detiene il potere. Qual è allora la soluzione più semplice ed economica per
perpetrare il potere nei secoli?
In realtà ne sono state escogitate diverse e possono essere
messe in atto sia singolarmente che in varie combinazioni tra loro.
La prima è stata la creazione delle religioni, sistemi di
potere in cui la sottomissione è volontaria e non viene messa in discussione,
almeno fino a quando il potere ecclesiastico non calca troppo la mano come ai
tempi dell’Inquisizione. È stato sufficiente demandare il sistema di potere, di
premi e punizioni ad un decantato ed illusorio mondo ultraterreno per indurre
milioni di persone ad accettare il loro ruolo di sottoposti.
Successivamente, in ambito ellenistico, per coltivare la
naturale aggressività umana senza che inducesse danni all’interno delle società
costituite, sono state introdotte le sfide sportive individuali ed incruente
come quelle che avevano luogo in occasione delle Olimpiadi. Da notare però che
anche se si trattava di sport individuali, questi erano già in grado di creare
delle fazioni di tifosi di un contendente in contrapposizione con i tifosi di
un altro, che magari proveniva anche da un altro paese.
Con l’avvento dei romani, d’indole più sanguinaria dei
greci, i giochi sportivi furono estesi a delle disfide cruente che maggiormente
potevano soddisfare sentimenti di aggressività e rivalsa da parte del popolo.
Infatti venivano attuati ai danni di prigionieri di guerra considerati poco più
che bestie da macello soprattutto se di razze diverse da quelle italiche.
Una volta relegate alla storia le sfide cruente, nei periodi
di pace tra una guerra e l’altra (molto critici per il Potere ) non si è
trovato di meglio che utilizzare questi tre sistemi:
- -- Indicare un nemico, anche creato artificialmente a tale scopo, in grado di coalizzare il popolo contro una presunta minaccia esterna o interna alla società;- -- Indurre artificialmente periodi di carestia, difficoltà economica, epidemie ed altri grossi problemi di rilevanza sociale in modo da tenere gli individui costantemente impegnati a preoccuparsi della sopravvivenza loro e delle loro famiglie, senza la possibilità di decidere azioni comuni sia per mancanza di tempo, che di energie, che di competizione per la vita stessa.- -- Favorire la diffusione di giochi di squadra, maggiormente rappresentativi di gruppi sociali rispetto alle tifoserie individuali, e quindi maggiormente in grado di frammentare la società finanche a disgregarla. Il principio romano del Divide et Impera si basa su questo aspetto.
A differenza degli sport da
prestazione misurabile, i giochi ritualizzano meglio un confronto di tipo
militare e sessuale attuandosi tutti attraverso una serie di azioni alternate
messe in atto da gruppi di individui in cui il tifoso può immedesimare sia
individualmente – come in un atto sessuale – che identificandosi in un
inquadramento – come nel caso di uno scontro militare.
Da notare che la creazione di
diverse fazioni incorpora automaticamente anche la funzione di nemico comune
sopra descritta.
Sempre in cerca di nuovi agenti
disgreganti della società, il Potere ha creato i partiti politici (poi ridotti
a due per meglio evitare di perderne il controllo), ha promulgato
periodicamente leggi che favorissero solo determinati gruppi sociali ai danni
di altri (tecnica di derivazione romana applicata in Gallia, in Scotia, ecc.)
inducendo in tal modo sentimenti di rivalsa dei gruppi sfavoriti che potessero
sfociare in movimenti interessati a battersi unicamente per i diritti loro e
non degli altri, pur se egualmente soggiogati dall’Impero Romano. Un esempio eclatante in merito è il movimento
femminista resosi inizialmente necessario per tentare di equiparare diritti e
doveri tra uomini e donne ma diventato ben presto un agente disgregante della
società utilissimo al Potere, mettendo in contrapposizione tra loro gli unici
due elementi che assieme formano il nucleo elementare costituente la società,
la famiglia. Nella Romania di Ceausescu, in mancanza di movimenti femministi, questa
funzione era assolta dalla capillare rete di informatori privilegiati dal
regime che statisticamente assommava a circa un terzo della popolazione, come a
dire in media un elemento ogni famiglia.
Venuto meno il comunismo reale e
venuta a galla l’idiozia di fondo e la dannosità sociale di movimenti come
quello femminista, il Potere non si è rassegnato creando a ripetizione nuove
contrapposizioni sempre per fare in modo di focalizzare l’attenzione su
problematiche poco o per nulla significative nell’ottica di un’emancipazione
individuale. Ora va di moda l’intolleranza religiosa che durerà fino a che la
gente non si renderà conto che è stata creata a tavolino e fomentata ad arte e
va di moda il razzismo che durerà fino a che i razzisti non si renderanno conto
che il loro problema non sono le altre razze ma chi comanda tutti quanti e fino
a che gli antirazzisti non si renderanno conto che il principale presupposto per agire da veri antirazzisti è riconoscere che le razze umane esistono e sono facilmente
distinguibili (*).
Poi ci sono anche i gruppi etnici che spesso rappresentano una variante trasversale a quella genetica in quanto possono essere composti da individui di razze diverse, realtà che può creare ulteriore frammentazione in una conformazione della società a “scacchi” e non solo a “strisce”.
Poi ci sono anche i gruppi etnici che spesso rappresentano una variante trasversale a quella genetica in quanto possono essere composti da individui di razze diverse, realtà che può creare ulteriore frammentazione in una conformazione della società a “scacchi” e non solo a “strisce”.
In definitiva, il segreto è re-imparare
a convivere in pace, costruttivamente, come le società umane hanno fatto spesso
per migliaia di anni in innumerevoli città e Stati in cui coabitavano e
coesistevano genti diverse per razza, etnia, cultura e religione senza alcun
problema; e se problemi si manifestavano, col tempo si scopriva che erano sempre
indotti artificialmente da agenti esterni o, per così dire, “superiori” preoccupati,
minacciati ed intimoriti da epoche di “eccessiva” pace sociale. Basta capire
questo.
*) In un articolo riportato proprio oggi tra le news, il buon Gianni Lannes non si rende conto di due cose:
- che l'antirazzismo sarebbe privo di senso se realmente non esistessero le razze umane: se così fosse, in base a quale principio si potrebbe stabilire se un comportamento è razzista o meno?!?
- che le rivendicazioni di una razza o etnia oppresse o in qualche modo danneggiate da leggi o discriminazioni, non denotano affatto "razzismo" ma al contrario sono una schietta manifestazione di antirazzismo!
Impedire ad un'etnia o razza in particolare di difendere i suoi diritti a beneficio di altre razze o etnie è razzismo per definizione: quello, ad esempio, che subirono gli ebrei che ancor oggi ci rompono le scatole con la loro persecuzione come se fossero stati gli unici perseguitati della storia e con questa scusa si macchiano oggi, impuniti, di vero razzismo e delitti di rilevanza etnica.
E siccome non può esservi alcun dubbio sul fatto che attualmente i diritti dell'etnia italica vengano negati e calpestati a beneficio di terzi, le nostre rivendicazioni non possono che essere considerate un atto di puro antirazzismo. A nessuno devono spettare quote di diritti diverse dagli altri.
*) In un articolo riportato proprio oggi tra le news, il buon Gianni Lannes non si rende conto di due cose:
- che l'antirazzismo sarebbe privo di senso se realmente non esistessero le razze umane: se così fosse, in base a quale principio si potrebbe stabilire se un comportamento è razzista o meno?!?
- che le rivendicazioni di una razza o etnia oppresse o in qualche modo danneggiate da leggi o discriminazioni, non denotano affatto "razzismo" ma al contrario sono una schietta manifestazione di antirazzismo!
Impedire ad un'etnia o razza in particolare di difendere i suoi diritti a beneficio di altre razze o etnie è razzismo per definizione: quello, ad esempio, che subirono gli ebrei che ancor oggi ci rompono le scatole con la loro persecuzione come se fossero stati gli unici perseguitati della storia e con questa scusa si macchiano oggi, impuniti, di vero razzismo e delitti di rilevanza etnica.
E siccome non può esservi alcun dubbio sul fatto che attualmente i diritti dell'etnia italica vengano negati e calpestati a beneficio di terzi, le nostre rivendicazioni non possono che essere considerate un atto di puro antirazzismo. A nessuno devono spettare quote di diritti diverse dagli altri.
Articolo di riferimento: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2016/05/bandire-il-razzismo.html
Articolo correlato: La grande truffa delle razze umane
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