È appena trascorso il 27 gennaio, giorno dedicato – in base
ad un’apposita legge - alla propaganda mirata a rinfrescare a tutti le false
memorie riguardanti il cosiddetto Olocausto.
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E già, perché allontanandoci sempre più dall’epoca dei fatti
ma persistendo ancora il Sistema di potere che organizzò e ricavò enormi vantaggi
dall’operazione “Seconda Guerra Mondiale” , qualcuno delle nuove generazioni non
ancora del tutto indottrinato potrebbe cominciare a porsi delle semplici
domande ognuna delle quali, da sola, farebbe crollare tutto l’impianto accusatorio.
Ad esempio, basterebbe chiedersi come mai i nazisti venivano
riforniti di prodotti petroliferi dalla Standard Oil di Rockefeller - fino a
che la stessa non chiuse improvvisamente i rubinetti cambiando le sorti della
guerra (è difficile portare avanti una guerra quando cominciano a scarseggiare i
carburanti) - per concludere che FORSE l’ascesa e poi il declino della potenza
nazista era stata programmata a tavolino negli Stati Uniti.
Rimanendo nello stesso ambito energetico, ci si potrebbe
chiedere dove riuscissero i nazisti in tempo di guerra a reperire il kerosene (forse
sottraendolo ai propri carri armati?) per alimentare i loro mitici forni
crematori, sapendo che per ridurre in cenere UN cadavere – con un moderno forno crematorio - necessitano almeno 200 litri di combustibile ed almeno 2 ore di tempo per cui, per
eliminare in tal modo 6.000.000 di cadaveri scomodi disponendo in tutto di una
decina di forni rinvenuti sarebbero occorsi circa 140 anni e 1.200.000.000 litri
di kerosene. E non mi pare che tali incenerimenti siano ancora in corso.
Forse però si potrebbero ridimensionare questi dati
prendendo atto di altri dati, statistici, che annoveravano a soli 960.000 componenti
la popolazione di etnia semitica presente in tutta Europa prima della guerra.
Prendendo per buono questo dato, allora ce l’avrebbero fatta in poco più di 23
anni, cioè intrattenendosi presso i forni solo per una ventina d’anni dopo la
fine della guerra.
Certo bisognerebbe anche chiedersi in base a quale logica
sarebbero stati istituiti dei campi di sterminio la cui funzionalità comportava
– in un tempo di guerra in cui la leva obbligatoria scese fino all’età di 15
anni – l’impegno di ingenti risorse economiche, strutturali e militari, invece
di provvedere a sterminare sul posto tutte le vittime designate.
E, assunto che i Campi erano sostanzialmente dei luoghi in
cui i prigionieri venivano forzati a lavorare per il regime producendo armi e
munizioni, ci si potrebbe chiedere in base a quale logica lo stesso regime
avrebbe dato ordine di decimare in maniera sistematica i propri operai.
Facendo un giro in alcuni penitenziari degli USA e prendendo
atto delle specifiche tecniche ed i criteri di utilizzo (tra cui la non
apertura della camera per 4 ore dopo ogni utilizzo-esecuzione) necessari per le
famigerate camere a gas, ci si potrebbe chiedere come mai non ne sia stata
ritrovata neanche una nei cosiddetti “Campi di Sterminio”
Ci si potrebbe chiedere anche come mai, dopo la distruzione
di un regime accusato di crimini così nefandi e condannati per sempre dall’umanità,
a tutt’oggi esista un regime che ne compie di simili ed ancor peggiori senza
che la gran parte dei cittadini del mondo occidentale s’indigni per questo.
Ma la propaganda di regime serve a questo: non a caso fu concepita,
nella sua forma scientifica e moderna, nella Germania nazista e poi continuata
a sviluppare “al meglio” dall’attuale regime (nazista) americano.
Forse i giovani di oggi potrebbero anche interrogarsi sul
significato dell’aggettivo “nazista” scoprendo che è solo una contrazione dell’appellativo
“nazional-socialista” e potrebbero di conseguenza scoprire qual è storicamente
il Sistema politico al mondo più assimilabile – con le sue idee e col suo
operato - al concetto di nazionalsocialismo. Non a caso, lo stesso Hitler si
complimentò con Roosvelt per come negli USA avevano “risolto” la scomoda
presenza dei nativi sul territorio occupato.
Nota: per quanto riguarda l’immagine utilizzata, forse pochi
sanno che in base ai regolamenti vigenti nei campi di prigionia – di cui
esiste ancora traccia storica – i rapporti sessuali tra prigioniere e militari
nazisti erano puniti con la morte, di questi ultimi.