venerdì 20 maggio 2016

La miglior difesa è l'attacco

Tempo fa mi trovai a discutere animatamente con un perito elettronico, qualifica che dovrebbe fornire una preparazione tecnica di base sufficiente per poter  misurare e comprendere in maniera almeno approssimativa alcune tematiche che riguardano la produzione ed il fabbisogno di energia.
Non a caso il tema affrontato era quello delle fonti energetiche "alternative" ovvero, in un'ottica ecologista, le uniche fonti che dovrebbe essere  lecito utilizzare.
Quando si discute di energia, non lo si può fare con cognizione di causa se prima di tutto non si quantificano le necessità ed il potenziale produttivo di ogni singola tecnologia.
Nello schema che segue, all'interno della rappresentazione del Sole sono visualizzate in scala le quantità di energie naturali che si rinnovano
annualmente sul pianeta mentre sulla destra sono quantificate le energie che possono derivare dal totale delle riserve presunte di fonti non rinnovabili.
Come per il recente articolo Numeri, non ci sarebbe bisogno di commentare ma possono essere utili alcune precisazioni.

Innanzitutto traduciamo dall'inglese:
- Tidal sta per maree e Wave sono le onde del mare: entrambe queste forme sono utilizzabili per azionare generatori;
- Geothermal è l'energia ricavabile dalle sorgenti geotermiche, facilmente convertibile in energia elettrica o utilizzata tal quale per riscaldamenti ambientali o industriali;
- Hydro rappresenta l'energia potenziale idroelettrica prodotta per differenza di livello di masse d'acqua rispetto alla quota del mare;
- Biomass ha rappresentato finora l'energia prodotta per combustione di materia organica come foglie morte, legna e vegetali oleosi o resinosi oppure escrementi animali ma ormai può comprendere anche la produzione di biogas derivante da rifiuti o colture batteriche ma ricordiamo che, idrogeno a parte, non esistono combustioni del tutto pulite;
- Wind è il vento quindi l'energia eolica; 
- Coal è il carbone;
- Uranium utilizzato per la produzione di energia nucleare "sporca" ovvero produttrice di scorie radioattive;
- Oil è il nome anglosassone del petrolio (che quindi ingloba tutti i suoi derivati);
- Natural gas sono ovviamente i gas naturali.


Il dato che salta all'occhio, oppure no perché è talmente evidente da poter risultare occulto (G.B.Shaw docet) è che la domanda annuale di energia ammonta a 16TW cioè 16.000miliardi di Watt (1TW = 10^16W) mentre quella che ci regala il Sole nello stesso periodo è di 23.000TW: cioè 1437,5 volte quella che ci serve.
Constatato questo, sarebbe per certi versi ridicolo continuare a discutere su quale sia la fonte energetica sulla quale conviene investire di più ma ammettiamo che dal punto di vista della praticità e dell'economia, altre fonti possano risultare più convenienti per determinate applicazioni.

Partendo dalle più grandi e ricordando al lettore che quelle a destra sono stime della disponibilità totale presente sulla Terra mentre quelli a sinistra sono valori annui, troviamo tra le fonti più importanti le tre derivanti da materia organica conservata nel sottosuolo: carbone, petrolio e gas naturali che in un'ottica futurista non le prendiamo neanche in considerazione per via dell'insostenibilità del dissesto idrogeologico e dell'inquinamento ambientale che le loro estrazione ed utilizzo comportano. A questo si aggiungono gli effetti sperequativi di un'economia mondiale basata e condizionata da tali fonti e le innumerevoli guerre finalizzate al petrolio ma mascherate da interventi di pace o simili amenità.

La produzione di energia nucleare è assolutamente sconveniente in termini di costi economici ed ambientali che si protraggono ben oltre la dismissione per obsolescenza degli impianti. L'unica convenienza deriva dalla produzione di plutonio come prodotto di scarto della reazione nucleare. L'unico utilizzo del plutonio è militare e questo spiega la riluttanza a fare a meno di questa forma di energia non rinnovabile, sconveniente ed altamente inquinante.
L'unico spiraglio che rimane aperto per quanto riguarda i costi ambientali è la ventilata possibilità di azzerare la radioattività delle scorie mediante trasmutazione fredda. Ma questo comporterebbe ammettere implicitamente che la fusione fredda è possibile e funziona.

Passiamo ora alle rinnovabili, partendo dal presupposto che per ottenere la massima convenienza ed il minor impatto ambientale da una forma di produzione energetica, essa va prodotta sul luogo di utilizzo evitando di doverla trasportare attraverso elettrodotti ad alto costo, impatto ambientale e dispersione di energia.

Sfruttare la forza del mare potrà quindi essere conveniente nelle zone in cui il moto ondoso e delle maree è molto importante, come ad esempio in Bretagna.
Stesso discorso per la geotermia, settore in cui l'Itallia è stata storicamente pioniera grazie al suo ingegno ed alla disponibilità di fonti ma ancor oggi non è sfruttata appieno.
Con l'innumerevole quantità di dislivelli naturali e la piovosità che ci ritroviamo, sarebbe più che logico continuare ad investire e potenziare l'idroelettrico.
Per quanto riguarda le biomasse il discorso è più complesso in quanto non è pensabile di ricavare energia continuando a bruciare materia organica, cosa che secondo i futurologhi ci farebbe permanere nella condizione di società di tipo "1" che tecnologicamente siamo già in grado di sopravanzare. Ma è pur vero che in determinati contesti risulterà conveniente farlo, a patto che questa scelta non gravi sull'ambiente.

Il vento, in alcune zone d'Italia è sufficientemente forte e costante per giustificare degli impianti eolici che lo convertano in energia pulita, alla faccia degli esteti dell'ecologia che alle pale eoliche preferiscono un cielo offuscato dallo smog e dalle irrorazioni aeree. E' dimostrato che l'energia eolica sia tre volte più conveniente di quella nucleare. Ciò nonostante, la retrograda resistenza all'istallazione di impianti eolici ricorre perfino alla ventilata ipotesi che sotto a quei pochi metri quadri occupati dai generatori vengano sotterrati rifiuti tossici e che in questo consista l'effettiva convenienza di tali impianti, ovviamente a beneficio di associazioni criminali.
L'ipotesi è ridicola per il semplice motivo che il terreno su cui si collocano delle torri alte anche 60m investite dal vento dev'essere di comprovata solidità. Inoltre il gioco non varrebbe la candela perché le superfici occupate dagli impianti sono, in questi termini, insignificanti. per sotterrare rifiuti si trova immensamente più spazio sotto le strade, come dimostra anche questo articolo ripreso da COSCIENZE IN RETE: assurdo pensare di occultarli sotto a degli striminziti generatori eolici!
Mi dilungo sull'eolico perché tra le rinnovabili è l'unica non solare a possedere il potenziale di poter soddisfare TUTTA la richiesta di energia terrestre.
I dettrattori devono tener conto che ogni impianto viene progettato dopo un lungo accertamento di validità della zona ed ipotizzando che ci sia un flusso d'aria significativo per un terzo del tempo ovvero per sole 8h al giorno. Si tratta di una stima più che prudenziale perché in genere le zone elettivamente "ventose" sono battute quasi costantemente da venti significativi.
Solo per scongiurare la costruzione di lunghi elettrodotti, non sono favorevole al ricorso di sola energia eolica che, secondo me, come per tutte le forme di energia, andrebbe prodotta solo a non più di pochi chilometri dai luoghi di effettivo utilizzo, quindi preferibilmente nelle vicinanze di agglomerati abitativi o industriali, magari identificando nuove aree a destinazione industriali in base alla ventosità dei luoghi.

Solare non significa solo "fotoelettrico" ma è la misura dell'enorme quantità di energia che giunge sulla Terra e che quindi costituisce l'origine di tutte le altre forme di energia. Tuttavia, ci sono Paesi particolarmente irraggiati che col fotoelettrico potrebbero risolvere tutti i loro problemi energetici e vendere le eccedenze a quelli meno illuminati sempre, secondo me, contenendo la costruzione di elettrodotti preferendo invece sfruttare vettori energetici come ad esempio acqua pompata in bacini collocati in quota oppure ottenendo idrogeno per elettrolisi, ricordando che la combustione di tale elemento è la più potente reazione ossidativa che si conosca e dà luogo unicamente a vapore acqueo.
Ricordo che una piccola quota - ma significativa per un'abitazione - di recupero di energia solare consiste nella produzione diretta di acqua calda utilizzando semplici pannelli termosolari.
Anche nel caso del fotoelettrico è ridicolo ogni tentativo di assegnare un impatto ambientale significativo ad una produzione fotoelettrica intensiva solo in base all'estensione degli impianti e della presunta inibizione di crescita delle piante: basta fare due conti tra le superfici disponibili e la quantità di energia producibile e tener conto che i pannelli non si posano per terra ma ad un'altezza sufficiente per permettere al suolo di continuare a vivere. Mai visto, ad esempio, un territorio desertificato a causa di un impianto fotovoltaico.
Un danno estremamente più significativo in termini di impatto negativo sul territorio è provocato dagli allevamenti industriali di animali. Mangiare meno carne non farebbe bene solo alla nostra salute ma all'intero ambiente.

Insomma le tecnologie e le facili scelte per salvare l'ambiente e noi stessi dalla catastrofe non mancano certo: quello che manca è, se mai, la coscienza e la volontà collettiva di sottrarci all'attuale dittatura energetica e finanziaria, due grandezze che procedono quasi sempre a braccetto.
E qui chiudo il cerchio precisando che il titolo dell'articolo è dovuto all'atteggiamento degli irriducibili paladini del Sistema che quando sono a corto di argomenti per difendere nucleare e fonti fossili, ricorrendo a sofismi indimostrabili cercano di scovare difetti ed attaccare la credibilità e la convenienza di tutte le fonti sostenibili. E' grazie al loro impegno che qualcuno è ancora convinto che eolico e fotoelettrico possano costituire impatto ambientale e siano utili solo a sotterrare rifiuti tossici!