domenica 5 maggio 2013

Femminicidio o italianicidio?

 
A causa della limitata ricezione di canali radio nella zona in cui mi trovavo ieri mattina, in diverse faccende affaccendato, tra un brano musicale e l'altro stavo sopportando senza un particolare interesse le facezie di una coppia di conduttori impoverite per altro da immancabili interventi esterni.
In questo quadro, le orecchie mi si drizzano (forse in un'altra vita ero un cane, come sostiene chi mi conosce bene) quando colgo l'improbabile definizione di "femminicidio"...
 
...prima di continuare, e prima che qualche lettore disinteressato dalla premessa smetta di continuare la lettura, devo illustrare alcuni aspetti della mia particolare formazione culturale.
Ancora nei primi degli anni '60, esisteva un solo canale televisivo, denominato "Nazionale" in quanto non esistendo un "secondo" non poteva essere denominato "primo".
Questo canale trasmetteva in limitate fasce orarie che andavano dalla tarda mattinata alla sera ad uso sostanzialmente di due categorie di spettatori: quelli che avevano la TV a casa e quelli che la seguivano nei locali pubblici come circoli (i famosi circoli degli anni '60) e bar.
Tra questi ultimi in particolare, si trovava una consistente fetta di quell'11% di analfabeti che contava allora la nazione - un dato forse superiore a quello del tardo periodo borbonico (per chi non lo sapesse, lo Stato borbonico delle Due Sicilie era uno dei più "acculturati" del mondo, se non il più acculturato in assoluto, prima che fosse distrutto ed annesso forzatamente alla nascente creazione inglese denominata "Italia"- piegando sanguinosamente la resistenza popolare, nel corso di 11 lunghi anni).
Dov'ero rimasto?
Ah già, le trasmissioni del Nazionale.
La fascia pomeridiana era dedicata per lo più ai bambini e, con un apposito quanto storico programma che andava sotto il nome di "Non è Mai Troppo Tardi", agli analfabeti.
In questo ambito, l'allora giovane ed appassionato pedagogo Alberto Manzi insegnava i fondamenti della comunicazione scritta a chi non era mai stato a scuola, avvalendosi di disegni che illustravano visivamente i contesti (notare il paesaggio rurale che si scorge nella foto).
Bene, siccome per volere del mio apprensivo padre, invece di giocare per strada con gli altri bambini passavo i pomeriggi in casa (almeno quando lui si trovava nelle vicinanze...) quando ero stanco del Lego, del Meccano, delle automobiline Polistil e di arrampicarmi sui mobili di casa, accendevo la TV e la guardavo... anzi "assistevo ad un programma televisivo" come pretendeva si specificasse il mio futuro maestro delle elementari.
E già, perché questo succedeva quando avevo solo quattro anni.
Il risultato fu che dopo un po' di trasmissioni, i miei genitori si accorsero che avevo imparato a leggere ed a scrivere per conto mio.
Questo non per sottolineare la mia genialità ma per provare la grande capacità didattica del Maestro Manzi.
Quello che ci guadagnai, fu essere spedito a scuola un anno prima.
In tale contesto, la mia predisposizione per la matematica mi portò ad eccellere ben presto... nell'analisi logica e quindi grammaticale (non v'è alcuna differenza di approccio tra l'analisi logica e quella matematica vera e propria). Divenni padrone della materia perché mi piaceva e mi veniva naturale (cioè logico) catalogare ed individuare una funzione per tutte le parti di un discorso.
Divenni così bravo che il mio (bravissimo anche lui) maestro, si avvaleva della mia collaborazione per correggere i compiti dei miei compagni, nonostante avessoro tutti (almeno) un anno più di me.
 
La mia forma mentis è da allora rimasta più o meno inalterata (si dice che il carattere di un bambino si delinei entro i primi cinque anni di vita e non a caso i Gesuiti, grandi maestri della persuasione, si vantano del fatto che un bambino vissuto con loro per i suoi primi sei anni, rimarrà gesuita per sempre).
Quindi, quando colgo un errore grammaticale, lessicale o anche solo di forma in uno scritto o nel parlato, la mia attenzione non può che essere attratta da esso e porlo in evidenza con un ideale sottolineatura rossa o blu, secondo la sua gravità... .
 
Dopo questa puntualizzazione, torniamo al "femminicidio".
Sono sintomatici dei nostri tempi, intesi come ultimi duemila anni circa e forse ancor di più, i reiterati e continuati tentativi del Potere di dividerci in categorie e fazioni all'unico scopo di controllarci meglio.
L'augusto Cesare ci riusciva seminando zizzania tra le popolazioni sottomesse, nei giorni nostri questo obiettivo è perseguito dalla disinformazione di regime o dalle ideologie.
Oggi, il gioco del calcio persegue molto bene questo scopo dividendo la nazione in tifoserie in acerrimo contrasto tra di loro tanto da far invidia alle contrade senesi ma anche concetti privi di senso come la Lotta di Classe od il Femminismo, è chiaro che sono stati creati al solo scopo di disgregare la società aizzandola verso falsi responsabili e falsi nemici.
Sostenevo questo già negli anni '70 rischiando linciaggi (non solo) ideologici nella Toscana degli Anni di Piombo e ne ho sempre più conferma col passare del tempo e delle esperienze.
 
I due conduttori citati in apertura lanciavano una notizia o più esattamente una campagna su di una presunta recente recrudescenza di uccisioni mirate di donne.
Premesso che se non si verificano analiticamente TUTTI i dati forniti dal Ministero deglli Interni è impossibile affermare una cosa del genere, dai "complottisti" esperti o anche da quelli dilettanti è risaputo che quando parte una campagna mediatica del genere, si basa su dati sapientemente estrapolati dalle statistiche oppure sono inventati di sana pianta.
E lo scopo di tale campagna non può che essere, lungi dal risolvere il vero problema, quello di giustificare agli occhi della popolazione l'introduzione di norme e provvedimenti altrimenti inaccettati.
Detto questo, il termine "femminicidio" non è solo brutto ma inutile, in quanto la denfinizione di "omicidio" non significa solo "uccisione di esseri umani di sesso maschile " ma di qualsiasi genere. Ed età, per cui via anche la definizione di "infanticidio"!!
Evitiamo quindi neologismi inutili - è logico che il programma di correzione automatico di un sorpreso intervenuto nella discussione lo evidenziava come errore - e ragioniamo sul fatto che ogni essere umano, di qualsiasi sesso, età, razza o nazionalità è un capolavoro assoluto e come tale va protetto.
Per radio, ogni tanto passano anche opinioni sensate: