Questo ottimo articolo del giornalista Furio Stella, dimostra con dati alla mano che il tanto pubblicizzato "femminicidio" rientra nelle armi di distrazione di massa usate dai media mainstream: notizie inventate o amplificate per distogliere l'attenzione dei sudditi dalle cose veramente serie e importanti.
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Femminicidio: la nuova legge approva alla
Camera ma i delitti non sono in aumento e in Europa si uccide più che in
Italia
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Il decreto
legge sul femminicidio approda (oggi) alla Camera per la sua approvazione. Sul
tavolo, il pacchetto di nuove norme varate d’urgenza dal governo che prevedono
pene più severe (arresti in flagranza, querela irrevocabile, aggravanti per
coniuge e compagno anche non conviventi, etc.) per contrastare l’ondata di
delitti, praticamente uno ogni tre giorni, che dall’inizio dell’anno hanno una
donna come vittima.
Sul fenomeno - omicidi efferati, dunque particolarmente odiosi e inaccettabili in un contesto civile - si sono mobilitati in tanti. Peccato che in tanta mobilitazione sia mancato l’elemento più importante sul piano dell’informazione, e cioè i dati.
Sul fenomeno - omicidi efferati, dunque particolarmente odiosi e inaccettabili in un contesto civile - si sono mobilitati in tanti. Peccato che in tanta mobilitazione sia mancato l’elemento più importante sul piano dell’informazione, e cioè i dati.
Il ministero
dell’Interno, che sarebbe il primo deputato a fornirne, non ne ha. Il chè è già
un dato preoccupante. Quei pochi che ci sono provengono o da data-base
giornalistici, o dall’Istat (ma sono fermi al 2009), o da qualche istituto di
ricerca indipendente come l’Eures. Pochi ma buoni? Se sì, è sorprendente come i
dati a disposizione dicano cose diverse da quella che è la percezione del
fenomeno. Nel senso che, nonostante quello che possa far supporre
l’amplificazione data dai media, non è assolutamente vero che il 2013 (81 le
vittime dall’inizio dell’anno fino a oggi) sia una sorta di anno record per
quanto riguarda i femminicidi.
Né che
questi ultimi siano in qualche misura aumentati rispetto agli anni scorsi. Dai
giornali, difatti, si apprende che nel 2012 le donne uccise in Italia (nel 75%
dei casi dal partner o dall’ex partner, e al 63% fra le mura di casa) sono state
124, e 137 nel 2011. Secondo l’Istat, le cui statistiche coprono il periodo dal
1992 al 2009, i femminicidi sono passati da 186 (1992) a 131 (2009), il che
farebbe pensare a un fenomeno addirittura in calo.
In realtà
non è nemmeno così, perché nel periodo sono presenti oscillazioni che, secondo
l’Eures, vanno da 98 (i minimi storici di delitti verificatisi nel 2005 e nel
2007) ai 199 del 2000, anno record in negativo dell’ultimo ventennio. Insomma, a
spanne i dati indicano che si tratta di un fenomeno costante nel tempo, e con
una media che si attesta più o meno sui 120 casi l’anno, dunque 10 al mese.
Ossia circa dieci volte di meno delle donne suicide o dei morti sul lavoro, per
arginare i quali non risultano provvedimenti legislativi in
arrivo.
Detto
della differenza fra i fatti e la loro percezione - fenomeno sociologicamente
tutt’altro che nuovo quando si ha a che fare con il tam-tam di giornali e tv -
dai dati reali arriva un’altra fragorosa smentita, e cioè l’analisi secondo cui
alla base dell’ondata di femminicidi nel nostro paese ci sia il maschilismo
degli italiani. Frutto, sempre secondo la vulgata, non solo di mamme
iperprotettive o castranti, ma più in generale di una società maschilista (la
pubblicità osèe, la donna oggetto, le discriminazioni sul lavoro) ancora
imbevuta di quella non-cultura per la quale per esempio fino al 1981 era ancora
valido nel nostro codice penale il delitto d’onore che di fatto “derubricava”
l’uccisione del partner fedifrago con pene da 3 fino a un massimo di 7 anni
(praticamente come dare fuoco a uno scooter…).
Oddio, il discorso in
generale è vero, se è vero che sono un milione e mezzo le donne italiane che
hanno denunciato violenze dei loro partner, e che secondo magistratura e forze
dell’ordine rappresenterebbero solo la punta dell’iceberg (il 6-7%) delle
violenze di genere. E’ anche vero però che se paragoniamo l’Italia con gli altri
paesi europei, i dati dicono un’altra cosa. E cioè che si uccidono molte più
donne in Francia, in Germania e anche nella Svezia culla dell’emancipazione
femminile. Secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, difatti in
Germania negli anni Ottanta i femminicidi erano il doppio che in Italia. Mentre
il paese europeo dove si ammazzano più donne è di gran lunga sapete chi? La
Finlandia, in media 4-5 volte più che da noi. E dove, sempre in proporzione al
numero degli abitanti, vantano anche il poco esaltante record europeo degli
omicidi maschili. Dal che si deduce: o il maschio italiano non è affatto
maschilista. O, se lo è, lo è meno dei suoi colleghi europei
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